

ANITA GENCA
Nata e cresciuta in un piccolo paesino di Avellino, in luoghi dove l’immaginazione si perde a contatto con la Natura e si alimenta delle leggende e dei miti che la tradizione rurale ha conservato intatti, Anita sviluppa la sua passione per il disegno nell’intento di fissare, come in una fotografia, la Bellezza che la circonda. Negli anni dell’adolescenza, studi appropriati le permettono di acquisire un’elevata tecnica che affina il suo talento innato e la instrada verso la ricerca di una forma artistica più profonda.
Giunta giovanissima nella Capitale, Anita viene assorbita dalla nuova ed artificiosa realtà , quasi travolta dallo splendore artistico che irrompe davanti a lei, e in quella baraonda di emozioni, riaffiorano con maggior intensità i colori, i sapori e le percezioni dell’infanzia. L’esperienza romana le consente di approdare a un’arte personale e libera che si compone di sensazioni che fluttuano tra la meraviglia degli spazi artificiali e il mondo delle origini, ormai così distante. La pittura diventa magazzino del vissuto e racconto del presente, in cui i ricordi dell’infanzia si confrontano con il cinismo e la futilità di un universo artefatto. Le sue ninfe non sono il semplice frutto di una fantasia: esprimono la condizione femminile attraverso gli occhi innocenti di chi possiede un patrimonio raro e autentico, capace di svelare all’osservatore superficiale che anche il bello comporta la sua contropartita. Ogni personaggio è spiato nella sua fragilità , nel momento in cui, smessa la maschera, mostra la frustrazione per una vita che si rivela come un ingranaggio infinito nel quale si rimane intrappolati.



